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Fuoco & Psiche

  • vannapalmieri
  • 1 nov 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 4 nov 2022

In questo periodo dell'anno, numerosi "paesini" dell'entroterra celebrano feste popolari che utilizzano il fuoco come simbolo.


- Da dove arrivano questi riti?

- Come mai continuano a destare particolare attrazione?

- E soprattutto, in che modo questo elemento può spiegarci alcuni aspetti della nostra psiche?


Il Fuoco è uno dei simboli archetipici più rappresentati in tutte le culture.


Difatti, l’importanza che il fuoco ha per la vita umana e in particolare quella che ha avuto nelle civiltà arcaiche spiega anche il ruolo significativo che occupa in quasi tutte le religioni del mondo, sia nella mitologia sia nel culto.


Tra i numerosi miti, ricordiamo quello del furto di Prometeo, che si ritrova in varie forme presso popoli primitivi di tutti i continenti. I temi del furto, della ricerca o dell’invenzione sempre più o meno fortunosa del fuoco accennano a una problematica del padroneggiamento di esso da parte dell’uomo e a una perenne misteriositá del suo prodursi e manifestarsi.


Da ricordare, anche, il rimando di questo simbolo alla dimensione del divino: il fuoco sacrificale nei riti di purificazione, nei riti funerari (cremazione), e in riti cosiddetti di passaggio, in cui, per instaurare un rinnovamento delle condizioni (es. feste di capodanno), si spengono i fuochi e se ne accendono di nuovi.


Nelle filosofie antiche, Eraclito, lo indicava come “l’elemento fondamentale”, l’arché, il principio da cui sono generate tutte le cose, e tutte le cose altro non sarebbero se non trasformazioni del fuoco.  Il fuoco eracliteo è descritto con queste parole: “è perennemente mobile, è vita che vive della morte del combustibile, è incessante trasformazione del combustibile in fumo e cenere.

È, come dice Eraclito, «bisogno e sazietà». In altri termini, il fuoco è unità di contrari: è bisogno delle cose, e in tal senso fa essere le cose; ma è anche sazietà delle cose, e in tal senso distrugge e fa morire le cose”.


Preziosi sono anche i significati che giungono dalle più antiche tradizioni orientali. Al fuoco sacrificale, il Buddha sostituisce il fuoco interiore, che è nello stesso tempo conoscenza, illuminazione e distruzione dell’involucro esteriore.


E questo spunto di riflessione ci consente di introdurre uno degli aspetti psicologici più affascinanti del simbolismo legato al fuoco: la trasformazione interiore. Non a caso Jung ne parla estesamente utilizzando il linguaggio simbolico dell’alchimia.


Jeffrey Raff, nel suo testo "Jung e l’immaginario alchemico", afferma che in ambito psicologico ha senza dubbio un’importanza particolare, in quanto sarebbe alla base del fenomeno della Sublimazione. Le energie psichiche sarebbero in grado non solo di trasformarsi, ma anche di trasmutare la loro natura in direzione ascendente. 

La cosa fondamentale è che alla base vi sia un Fuoco sufficientemente potente da poter essere reindirizzato verso questo tipo di dimensione.


Ispirandosi ai contributi toccati, il simbolo del fuoco appare come emblema di profonda trasformazione interiore, di sublimazione del grossolano nel sottile, di elevazione e purificazione. In un percorso psicologico di crescita interiore, “bruciare” ciò che non è più necessario significa rendere più “pulita” la propria personalità, renderla affine alla propria natura più autentica affinché possa manifestarsi il proprio essere.

 
 
 

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