
L'Animo Molteplice
- vannapalmieri
- 17 ott 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Vorrei condividere con voi il pensiero di Roberto Assaggioli fondatore della Psicosintesi, un filone di pensiero fondato sul principio della "Sintesi", inteso come possibilità di attraversare, riconoscere e unire le "molteplicità" che albergano in ognuno di noi e che, spesso, sono fonte di insoddisfazione profonda, proprio perché vengono negate.
"Una delle maggiori cecità, delle illusioni più nocive e pericolose che ci impediscono di essere quali potremmo essere, di raggiungere l’alta meta a cui siamo destinati, è di credere di essere per così dire «tutti d’un pezzo», di possedere cioè una personalità ben definita.
Generalmente tutta la nostra attenzione, il nostro interesse, la nostra attività sono presi da problemi esterni, pratici, da compiti e mete che sono fuori di noi. Ci preoccupiamo di guadagnare, di possedere dei beni materiali, di ottenere il successo professionale o sociale, di piacere agli altri, oppure di dominarli. Presi da questi miraggi, trascuriamo di renderci conto di noi stessi, di sapere chi e che cosa siamo, di possederci.
È vero che in certi momenti siamo obbligati ad accorgerci che vi sono in noi elementi contrastanti e dobbiamo occuparci di metterli d’accordo: ma siccome è una constatazione sgradevole e scomoda, un compito che ci appare difficile, complesso, faticoso, un penetrare in un mondo che ci è quasi sconosciuto, in cui intravediamo un caos che ci turba e ci impaurisce, noi rinunciamo ad entrarvi, cerchiamo di pensarci il meno possibile.
Tentiamo di «tener buone» le diverse tendenze che accampano pretese, che esigono soddisfazione, facendo volta a volta delle concessioni ora all’una ora all’altra, a seconda che ci appaiano più forti e minacciose. Così a volte appaghiamo, entro certi limiti, i nostri sensi, i nostri istinti; altre volte facciamo quello a cui ci spinge una passione, un sentimento; in certi momenti seguiamo gli incitamenti della nostra coscienza morale, cerchiamo di realizzare in qualche modo un ideale.
Ma non andiamo a fondo in nessuna direzione, ci destreggiamo con una serie di ripieghi, di compromessi e ambiguità con noi stessi e con gli altri.Però spesso questi metodi, che si potrebbero chiamare di ordinaria amministrazione della vita, si dimostrano inadeguati e insufficienti. Le concessioni che facciamo non soddisfano, anzi suscitano nuove e crescenti pretese.
Mentre si accontenta una parte, altre insorgono e protestano; se ci abbandoniamo alla pigrizia, al dolce far niente, l’ambizione ci assilla; se concediamo all’egoismo, la coscienza ci disturba; se allentiamo le redini ad una passione, essa ci prende la mano, ci fa ruzzolare in un precipizio; se comprimiamo troppo duramente una parte vitale possiamo far insorgere un disagio emotivo.
In questo modo si vive in uno stato di perenne instabilità, di disagio, di mancanza di sicurezza. Per constatarlo, iniziamo ad osservarlo con un po’ d’attenzione e di sincerità verso noi stessi e gli altri". [di R. Assaggioli]
Ispirata dalle parole di questo autore, vorrei invitare ciascuno di noi ad esplorare l'osservazione dei propri funzionamenti molteplici.
L'osservazione, quando è sincera, si rivela uno strumento estremamente evolutivo e terapeutico.
Difatti, sarà proprio l'osservazione sincera a favorire una sintesi che ci renderà sempre più uniti con ciò a cui aneliamo.
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